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Marzo 2024 – Non sono un’alpinista di Bianca di Beaco.

La prima uscita della collana “Personaggi” edita dal CAI è una raccolta di scritti autobiografici della scalatrice triestina Bianca di Beaco, che copre un periodo che va dagli anni 60 del 900 ai primi anni del 2000.

Bianca di Beaco fu tra le prime donne ad arrampicare sul VI grado da capocordata, realizzò numerose prime ascensioni femminili, alcune delle quali delle prime in assoluto. La maggior parte delle sue imprese fu compiuta rigorosamente a comando alternato, cosa che nel mondo alpinistico decisamente maschilista dell’epoca destò non poco stupore e scalpore.

La sua attività alpinistica si svolse non solo nelle Alpi: diverse furono infatti le spedizioni in giro per il mondo (Grecia, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan, Argentina, Messico, Algeria ed Etiopia) che organizzò, tutte caratterizzate da una dimensione contenuta in termini di partecipanti, mezzi e impatto sul territorio esplorato.

Un’altra caratteristica di questa donna era infatti la grande attenzione per l’ambiente. Bianca di Beaco si può a ragione considerare un’ecologista ante litteram, che sapeva esprimersi sia con decisione che con parole delicate: “guardo gli animaletti che zampettano scavandosi un rifugio nei cespugli. Io sono come loro, un piccolo essere che passa per caso su questa terra. Con un tratto di percorso da fare, possibilmente con discrezione, ognuno accanto all’altro”.

Nel corso degli anni, sebbene non senza fatica, Bianca di Beaco riuscì a circondarsi di fidati compagni di cordata con i quali condividere le avventure in montagna, uomini che la sapessero apprezzare come scalatrice al di là della differenza di genere. Così descrive uno di loro: “non soffre del complesso della virilità, e mi risparmia le facili e sciocche ironie, gli umorismi di cattivo gusto, e le solite grossolane osservazioni, di cui è tanto saturo il mondo, che ora stiamo lasciando alle nostre spalle”, fornendoci un chiaro spaccato di quale potesse essere il clima dell’epoca per una donna alpinista.

Diversi sono i passaggi nei suoi scritti che ci forniscono la chiave di lettura per comprendere il titolo del libro, ne riportiamo uno nel quale traspaiono l’amarezza e la disillusione di Bianca di Beaco, con l’augurio invece che al giorno d’oggi queste parole trovino sempre più adepti tra i frequentatori dei monti:

“E speravo nell’alpinismo. Una innocente pratica inutile.
E credevo negli alpinisti. I cavalieri del sentimento. Capaci di affrontare ogni derisione pur di mantenere un rapporto di emozione con il mondo dei monti. Disposti a spogliarsi della presunzione per andare ad esse senza secondi fini.”.


**Vi ricordiamo che il prestito dei libri presenti in sezione è accessibile a tutti i soci in regola con il tesseramento, presentandosi in sede i giovedì non festivi negli orari di apertura (20.30-22.00).**